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Trento, marzo 2004
IL CONDONO CHE NON CONDIVIDIAMO
Comunicato stampa di Roberto Bombarda

Approda in sala Depero il discusso disegno di legge sul condono edilizio.

La posizione dei Verdi e Democratici per l’Ulivo, espressa all’unanimità nell’esecutivo provinciale del partito e tradotta formalmente nel disegno di legge n. 31 da me presentato in Consiglio provinciale, è chiaramente contraria all’adozione dello strumento del condono per sanare gli abusi edilizi. Ciò vale ancor più a fronte delle motivazioni addotte dal Governo – si tratta di un condono per far cassa, non per questioni urbanistiche irrisolvibili in altro modo – ed alla luce della presenza di una legge provinciale (LP 22/91) che consente di sanare tutta quella serie di difformità che possono essere riconducibili ad una classe di abusi per così dire minori o “involontari”.

Nonostante la buona volontà, l’impegno e la grande disponibilità dimostrate dall’assessore Gilmozzi – che riconosciamo pubblicamente – volte a ridurre al minimo l’applicabilità del condono in Trentino per quanto riguarda la parte amministrativa (per la questione penale il condono va ovviamente recepito anche da noi, fatta salva l’eventuale incostituzionalità dell’atto governativo), a nostro avviso il Trentino avrebbe fatto bene a rifiutare l’adozione a livello locale, così come hanno fatto altre regioni governate dall’Ulivo.

Una parte molto consistente della società civile trentina è sicuramente contraria all’impiego reiterato di questo strumento. E lo ha espresso in maniera evidente. Anche in occasione delle audizioni in terza commissione consiliare, abbiamo registrato affermazioni di questo genere (sono pubblicate su atti formali, acquisiti a verbale!):

“… Il condono assicura percorsi privilegiati ai furbi; … determina un notevole incremento di lavoro a carico degli uffici comunali; … costituisce storicamente fonte di contenzioso; … chiusi i condoni del 1984 e del 1995 non si sarebbero dovuti riaprire spazi per ulteriori sanatorie; … non è salutato con favore dai Comuni” (Consorzio dei Comuni Trentini);

“… Si pone in netta antitesi con una sana gestione urbanistica ed incoraggia e premia un sistema di illegalità che mal si sposa con l’esercizio sociale corretto nella gestione del territorio” (Ordine degli Architetti);

“… Premia i trasgressori a scapito delle persone corrette, non può far parte della nostra cultura professionale” (Ordine dei Geometri);

“… Stimola l’evasione dalle regole, incentiva il fare i furbi, favorisce l’estraniarsi dalla vita pubblica in quanto impegno inutile; genera a sua volta abusi finti, da sanare realmente” (Istituto Nazionale di Urbanistica).

A queste affermazioni si aggiungono le posizioni di tutte le associazioni ambientaliste, di illustri magistrati, di uomini e donne di cultura, eccetera.

Aggiungo che partendo dalle stesse affermazioni di principio espresse dai Comuni trentini, il Consorzio dei Comuni dell’Alto Adige ha “invitato” la Provincia Autonoma di Bolzano a fare marcia indietro. Cosa che ha fatto puntualmente Luis Durnwalder, dimostrando così che anche i politici più concreti possono riconoscere la validità delle posizioni di pensiero degli altri e ritornare sulle proprie decisioni. A nostro avviso, Bolzano ha così interpretato più che Trento il senso dell’Autonomia, intesa sia come regole che si possono stabilire a Trento (e Bolzano) anziché a Roma per quanto attiene la materia urbanistica, ma intesa soprattutto come costituzione materiale di un popolo che è generalmente attento all’ambiente e contrario per principio morale all’abuso ed alla violazione delle leggi.

Considerato quindi che dall’operazione di condono né i Comuni, né la Provincia trarranno benefici e che quindi si configura il pericolo oggettivo di uno scadimento dei rapporti sociali all’interno del nostro territorio – la reiterazione dell’uso del condono “insegna” al cittadino che le leggi possono essere violate, poiché prima o poi interverrà il salvagente normativo – torniamo a chiedere alle forze politiche un atto di coraggio e di saggezza volto a recepire in Trentino solo la parte penale del condono e non la parte amministrativa.

“E’ l’eccesso di burocrazia che porta alla violazione delle norme urbanistiche” ha affermato il rappresentante di una categoria professionale. A questa affermazione, che fa il paio con il “non pagate le tasse quando sono troppo alte” rilanciato da un alto personaggio politico, non ci stiamo: sono la scarsa educazione ed un insufficiente senso civico che portano all’abusivismo. Se l’urbanistica trentina è troppo burocratica, ebbene siamo i primi a dichiararci disponibili a proporre modifiche legislative per snellire le procedure. Non possiamo accettare il principio che le leggi possano essere violate per aumentare le entrate tributarie. Un sistema democratico si basa anche sulla limitazione del diritto e della libertà dei singoli cittadini, qualora il loro esercizio danneggi il diritto e la libertà degli altri.

Chiudo con un aneddoto sintomatico: nei giorni scorsi transitavo in un centro abitato, alla velocità di 50 chilometri all’ora. Sono stato superato da un auto a tutta velocità, che ha così fatto scattare il semaforo. Ebbene, questo cittadino modello dopo avermi superato e fatto scattare il rosso non si è fermato al semaforo. Dunque io mi sono trovato nel dilemma: siccome non l’ho fatto scattare io il rosso, sarei legittimato a passare senza fermarmi (siccome il condono l’ha fatto Berlusconi, chi me lo fa fare di dichiararmi contrario? Ne approfitto finché posso…) oppure, siccome la legge vieta di transitare con il semaforo rosso debbo fermarmi, anche se di fronte ad un’ingiustizia? Io mi sono fermato al semaforo ed ho atteso il verde.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale Verdi e democratici per l’Ulivo

 

     

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